«Il mio era un ciclismo tutto diverso. Prima di lanciare uno sprint, io mi sentivo un gladiatore, pronto a tutto per mantenere la mia posizione. E quando perdevo, non ero capace di andare a complimentarmi con chi mi aveva battuto . Io odiavo il mio avversario perché mi aveva tolto il pane di bocca. Aveva ru­bato il mio momento, la mia gioia, la mia fierezza. Io avevo bisogno di metabolizzare la mia sconfitta. E se qualcuno era stato scorretto, avevo l'istin­to di alzare le mani, spinto dagli ormoni, dall'adrenalina.» (Mario Cipollini)