«Capita a tanti di ammalarsi di tumore e di uscirne vivi. Dovremmo metterci tutti insieme noi sopravvissuti. E parlarne, farlo sapere che il cancro non è un “male incurabile”. Invece ti resta attaccato una specie di pudore. Forse perché dal cancro, anzi dall'idea di cancro, non si guarisce mai. I medici ti dicono: “Tutto ok, il male non dà segni di vitalità”. Sì. Tu però sai che il tumore è come un signore che, seduto su una panchina, se ne va dimenticando il giornale. Potrebbe tornare a prenderlo in qualsiasi momento. O non tornare mai più. Da lì ho deciso